Il termine giapponese Sumi-e significa “inchiostro nero” (sumi) e “pittura” (e) ed indica una delle forme d’arte in cui i soggetti sono dipinti con l’inchiostro nero in gradazioni variabili, dal nero puro a tutte le sfumature che si possono ottenere diluendolo con l’acqua. Questo però non vuol dire che ogni cosa dipinta così possa meritare il nome di “sumi-e. Il vero “ sumi-e” coglie l’essenza della natura e tralascia ogni forma e dettaglio superfluo: la sua sobrietà e spontaneità vanno direttamente alla sensibilità dello spettatore
Per le due giornate del Festival, presso lo spazio dei monaci Zen del Dojo di Alba (Padigline B) verrà data, gratuitamente, la possibilità a chiunque lo desideri di sperimentare questo metodo di pittura che ci mette in contatto con la parte più intima di noi stessi portando l’attenzione al corpo e alla respirazione.
“Unificando la mente e il corpo” si ritrova la calma si riduce la dispersione mentale potenziando la capacità d’attenzione, di concentrazione e di ascolto stimolando la creatività e la sensibilità.
Il soggetto che tutti avranno la possibilità d sperimentare è il bambù: simbolo di amicizia perenne e longevità. Esso rappresenta la flessibilità radicata nella forza. Metafora della vita, richiama il carattere del saggio; verde in tutte le stagioni e non si spezza sotto gli uragani. Questo indica una qualità umana di grande duttilità che rende l’uomo forte proprio perché di fronte agli eventi della vita non si oppone al cambiamento ma fluisce con esso e vi si adatta.
Nel “sumi-e” non è essenziale la “bravura” o la “perfezione tecnica” o il “talento”, tutti possono imparare purché seguano lo spirito dell’istruttore e le sue indicazioni basate sull’intuizione.
Il “ sumi-e” venne introdotto in Giappone dai monaci zen e conobbe un rapido successo perché questa “ tecnica” pittorica, come nella pratica dello Zen, l’espressione del reale viene ridotta alla sua forma pura, spoglia. I ritocchi, le “aggiunte”, le decorazioni in realtà non abbelliscono un’opera ma ne offuscano solo la verità naturale, la sua propria natura. E’ un po’ come nella cucina: se si mettono troppi condimenti e troppe spezie, non si sente più il gusto di quello che effettivamente si sta cucinando.
E così come nello Zen poche parole sono sufficienti a esprimere il senso di molte ore di meditazione, nel “sumi-e” pochi tratti d’inchiostro nero tracciati con un pennello su un semplice foglio di carta bianco, permettono di rappresentare il modello più complesso. Si deve imparare a cogliere l’essenza, la verità così com’è.
QUANDO E DOVE Tale attività si terrà continuativamente per le due giornate del Festival nello stand espositivo e dimostrativo dei monaci Zen del Dojo di Alba (CN) (Padiglione B) e verrà diretta dal monaco zen Beppe Mokuza Signoritti